Perché il vecchio teatro politico ha fallito l’Albania
Per più di tre decenni, l’Albania è stata governata quasi esclusivamente da due grandi partiti politici, il Partito Democratico (PD) e il Partito Socialista (PS), due formazioni le cui radici risalgono alla transizione post-comunista. Ma questa alternanza ripetuta al potere ha prodotto poco più che pubbliche relazioni e teatro politico. Mentre i nomi cambiavano, i risultati rimanevano gli stessi: un’economia stagnante, settori produttivi sottofinanziati e una società che continua a pagarne il prezzo.
L’Albania rimane uno dei paesi meno sviluppati d’Europa — non perché agli albanesi manchino risorse o potenziale — ma perché il sostegno istituzionale ai settori economici reali è stato costantemente assente. Questa mancanza è evidente soprattutto nell’agricoltura e nell’industria nazionale, a lungo considerate fondamentali per una crescita sostenibile.
Agricoltura in caduta libera: i fatti parlano chiaro
L’agricoltura — un tempo la spina dorsale delle comunità rurali e una delle principali fonti di occupazione — è oggi in profonda crisi. Secondo i dati recenti:
- Nel 2025 il settore agricolo ha registrato un calo del –2,76%, mentre il manifatturiero è diminuito del –7,46%.
- Il contributo dell’agricoltura al PIL è in diminuzione. Nel 2024 è sceso al 15,45%, rispetto a oltre il 19% di un decennio fa.
- L’Albania rimane paradossalmente “il paese più agricolo d’Europa”, con agricoltura, silvicoltura e pesca che contribuiscono per circa il 17–18% del PIL — molto più della media UE (~1,7%).
- Eppure, nonostante questa forte dipendenza, l’agricoltura è “il settore meno finanziato” nel bilancio nazionale.
Perché questa contraddizione? Perché le strutture di sostegno sono assenti o non funzionano.
- I sussidi statali sono minimi e frammentati. Spesso, la maggior parte dei fondi per lo sviluppo rurale non va agli agricoltori, ma alla burocrazia: nel 2025, il 69% dei fondi stanziati per i programmi rurali è andato a personale e consulenze, mentre solo il 21% è stato investito direttamente nella produzione.
- Sottofinanziamento e mancanza di investimenti scoraggiano gli agricoltori: molti hanno abbandonato la coltivazione, l’allevamento o la trasformazione agroalimentare.
In termini pratici: i prodotti generano molto meno valore del loro potenziale, molte famiglie abbandonano la vita rurale e il paese diventa sempre più dipendente dalle importazioni alimentari — pur rimanendo nominalmente “agricolo”.
Il paradosso del petrolio: produciamo — ma paghiamo di più
Uno degli esempi più scandalosi dell’incapacità di sviluppo dell’Albania riguarda il petrolio. Il paese estrae ogni anno centinaia di migliaia di tonnellate di petrolio greggio, eppure gli albanesi continuano a pagare alcuni dei prezzi del carburante più alti della regione.
Nel solo 2023, la produzione albanese di petrolio greggio ha raggiunto quasi 900.000 tonnellate — una quantità sufficiente a soddisfare la domanda interna e generare un surplus per l’esportazione.
Perché allora i cittadini pagano prezzi più alti di quelli dei paesi vicini? La risposta è semplice: non esiste una raffineria funzionante in Albania. Il petrolio greggio viene esportato così com’è, mentre i prodotti raffinati vengono reimportati — a caro prezzo.
Un paradosso assurdo: un paese con risorse petrolifere interne, ma con cittadini che pagano prezzi tra i più alti della regione. Questo dice molto sulle priorità mancate.
Perché succede: dominio bipartitico, nessuna visione strategica
La crisi persistente nell’agricoltura e il paradosso del carburante sono sintomi di un problema più profondo: una mancanza sistemica di una strategia a lungo termine sotto un duopolio politico. PD e PS si sono alternate al potere senza mai attuare riforme strutturali.
Invece di trattare settori come agricoltura ed energia come asset strategici — con politiche coerenti, investimenti e riforme — i governi successivi li hanno trattati come fonti di entrate rapide, burocrazia e opportunità mancate.
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I fondi destinati all’agricoltura difficilmente vengono investiti nella produzione reale, nelle infrastrutture o nella modernizzazione.
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Risorse naturali di valore come il petrolio vengono estratte ma non utilizzate a livello nazionale — mentre i cittadini pagano prezzi elevati.
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Le opportunità di creare lavoro, aumentare le esportazioni e costruire un’economia autosufficiente vengono ignorate — portando all’abbandono rurale, alla migrazione urbana e alla crescente dipendenza dalle importazioni.
Questa cattiva gestione non è casuale. Riflette una cultura politica orientata ai guadagni a breve termine, al clientelismo e all’apparenza — non allo sviluppo nazionale.
Una nuova speranza: un appello per una strategia nazionale oltre PD-PS
È in questo contesto che Mundësia — il movimento politico guidato da Agron Shehaj — acquista senso. Shehaj, che recentemente ha avviato un processo per mobilitare discussioni oltre il paradigma PD-PS, ha lanciato un invito deciso:
“La giustizia è in pericolo! Invito cittadini, attivisti, professionisti, membri di organizzazioni politiche o non politiche — chiunque pensi che sia giunto il momento per una strategia nazionale in difesa della giustizia e contro i corrotti. Domani (mercoledì) alle 18:00 all’Hotel Tirana — sediamoci tutti insieme e troviamo una soluzione.”
Il suo appello non è solo retorica politica — è un invito alla responsabilità collettiva per costruire un vero piano nazionale che rilanci l’economia, sostenga l’agricoltura, sfrutti correttamente le risorse naturali, garantisca equità e promuova la prosperità a lungo termine.
Considerando come agricoltura e industria siano diminuite negli anni, e come l’Albania continui a esportare petrolio grezzo invece di raffinarlo localmente — una nuova leadership e idee fresche potrebbero essere ciò di cui il paese ha disperatamente bisogno.
Cosa dovrebbe includere una vera strategia nazionale
Se gli albanesi prendono sul serio questo appello, una vera strategia nazionale dovrebbe includere:
- Sostegno concreto all’agricoltura e allo sviluppo rurale — sussidi reali, investimenti in infrastrutture, meccanizzazione, irrigazione e trasformazione agroalimentare, non solo spesa amministrativa.
- Rivitalizzazione dell’agroindustria e delle filiere alimentari — per trasformare i prodotti grezzi in beni esportabili, aumentare il valore aggiunto, creare posti di lavoro e ridurre la dipendenza dalle importazioni.
- Sfruttamento delle risorse naturali per il beneficio nazionale — ad esempio costruendo o riattivando una raffineria nazionale affinché il petrolio albanese benefici prima gli albanesi.
- Governance trasparente, anticorruzione e amministrazione meritocratica — superando il clientelismo e orientandosi alla meritocrazia, alla responsabilità e alla pianificazione a lungo termine.
- Partecipazione civica inclusiva — incoraggiare cittadini, società civile e professionisti a contribuire alle decisioni oltre le linee di partito.
Una tale strategia non sarebbe solo una dichiarazione politica. Sarebbe un vero progetto di trasformazione socio-economica.
Conclusione: l’ora della verità per l’Albania
L’Albania non può permettersi un’altra generazione di alternanza tra le stesse élite politiche, al servizio delle stesse agende limitate. Il declino dell’agricoltura e dell’industria, l’assurdo paradosso di produrre petrolio ma pagare carburante caro, e la mancanza cronica di investimenti strategici — sono tutti segnali d’allarme.
Ora è il momento di un vero risveglio nazionale. È il momento di rispondere all’appello di Agron Shehaj e delle nuove voci politiche che chiedono un percorso diverso. Un percorso orientato allo sviluppo reale, alla giustizia sociale e alla prosperità a lungo termine per tutti gli albanesi — non solo per l’élite.
Se vogliamo che l’Albania si rialzi, dobbiamo cambiare le regole del gioco. Dobbiamo smettere di fare teatro politico e cominciare a costruire una vera nazione.

