Il presidente della Macedonia del Nord afferma che l'espulsione dei diplomatici russi era inevitabile

Il presidente della Macedonia del Nord afferma che l'espulsione dei diplomatici russi era inevitabile
 Stevo Pendarovski
 Il Presidente della Macedonia del Nord, Stevo Pendarovski, ha dichiarato sabato che la decisione delle autorità statali di espellere tre diplomatici russi era inevitabile.

In un'intervista per il Voice of America in macedone, Pendarovski ha dichiarato che "lo Stato non aveva altra soluzione se non quella di espellerli".

"Tutti i servizi competenti, come l'intelligence estera e l'intelligence interna, avevano un rapporto comune sulle attività dei tre diplomatici e la decisione del capo dello Stato era necessaria. Era molto chiaro che non stavano svolgendo attività diplomatiche come previsto dalle Convenzioni di Vienna", ha dichiarato Pendarovski, riporta Radio Europa Libera.

I diplomatici russi, secondo un comunicato dell'Ambasciata russa a Skopje, sono stati espulsi il 15 settembre, mentre la decisione è stata resa nota il 16 settembre anche dal Ministero degli Esteri della Macedonia del Nord.

Per la Russia, la dichiarazione dei tre diplomatici come indesiderabili è un "atto irresponsabile e ostile che non rimarrà impunito".

Il Presidente Stevo Pendarovski, nell'intervista al Voice of America, ha affermato che negli ultimi due anni la Macedonia del Nord ha espulso 18 diplomatici russi, che, come ha detto, "avevano lo status di diplomatici, ma erano coinvolti in attività di spionaggio".

"In tutti i casi, i servizi macedoni, con l'aiuto dei servizi partner dell'Alleanza NATO, hanno dimostrato fino all'ultimo dettaglio che stavano andando oltre lo status loro conferito come diplomatici in Macedonia del Nord, quindi non erano diplomatici ed è per questo che sono stati espulsi", ha detto Pendarovski.

Ha detto di aspettarsi una risposta dalla parte russa alle azioni della parte macedone.

Oltre ai tre diplomatici russi, la Macedonia del Nord ha dichiarato persona non grata anche un chierico russo, l'arcimandrita Vasian Zmeev. Era un rappresentante del Patriarcato di Mosca che aveva giurisdizione anche sulla Bulgaria.

Anche Sofia ha preso una decisione simile, dichiarandolo indesiderabile con la motivazione che rappresentava una "minaccia per la sicurezza nazionale".
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