I cervelli hanno diversi centri di bellezza per l'arte e per i volti: lo studio

I cervelli hanno diversi centri di bellezza per l'arte e per i volti: lo studio

 Cosa rende qualcosa o qualcuno bello per la nostra mente? C'è una percezione innata della bellezza che si mantiene in tutti gli scenari? È interessante notare che un nuovo studio conclude che il nostro cervello non ha uno ma due "centri di bellezza" separati: uno per l'arte e uno per i volti.

Gli scienziati hanno condotto una meta-analisi degli studi fMRI esistenti con circa 1.000 persone. Guidato da Hu Chuan-Peng della Tsinghua University, Cina, il team si è concentrato su 49 studi che hanno eseguito analisi cerebrali di persone tra i 18 ei 50 anni. Nessuno di loro era esperto d'arte, ma alcuni studi hanno coinvolto persone che reagivano all'arte come dipinti, sculture, video di architettura e danza. Altri studi in esame hanno esaminato le risposte ai volti umani. Tutti gli studi hanno utilizzato la tecnologia di imaging cerebrale fMRI mentre i soggetti stavano facendo scelte estetiche o valutando stimoli specifici.

I ricercatori hanno utilizzato una tecnica di meta-analisi chiamata "stima della probabilità di attivazione" (ALE) per trovare connessioni in studi che hanno monitorato i modelli di attività cerebrale delle persone che guardavano qualcosa o qualcosa che percepivano ad essere bello, riporta BigThink.

L'approccio ha mostrato che guardare volti belli provoca attività in diverse parti del cervello, che non viene osservata quando si guardano volti che non erano classificati come belli: la corteccia prefrontale ventromediale (vmPFC), la corteccia cingolata anteriore pregenuale e la sinistra striato ventrale. In particolare, guardare all'arte non ha portato a una maggiore attività in nessuna di queste aree. Piuttosto, è stata notata una maggiore azione nella corteccia prefrontale mediale anteriore (aMPFC).

Perché c'è una tale differenza? Gli scienziati propongono che guardare un bel viso provochi una risposta nel percorso di ricompensa del cervello, di cui lo striato ventrale è una parte importante. Come spiegato nel Research Digest della British Psychological Society, il segnale viene quindi integrato nel vmPFC e genera una sensazione positiva.

In quanto tali, i bei volti sono trattati dal nostro cervello come "ricompense primarie" non troppo diverse dal cibo o dal sesso, orientate alla sopravvivenza dei nostri geni. Guardare l'arte è piuttosto una "ricompensa secondaria". Abbiamo insegnato a noi stessi a trovarlo piacevole, ma il cervello elabora quel tipo di stimoli in modo diverso, tramite un'elaborazione di alto livello nell'aMPFC.

Poiché il nuovo studio si è occupato di come il nostro cervello gestisce la bellezza visiva, sono necessarie ulteriori indagini per comprendere l'elaborazione della bellezza non visiva come la musica, per esempio, o se esiste uno standard universale di ciò che è ritenuto bello.
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