Reazioni alla espulsione da parte di Serbia di 13 attivisti del terzo settore, inclusi albanesi

 La sera del 21-22 gennaio, le autorità serbe hanno arrestato ed espulso 13 cittadini stranieri che partecipavano a un workshop per organizzazioni non governative rappresentanti di nove paesi diversi. Citando questi individui come una "minaccia alla sicurezza", la Serbia ha vietato loro l'ingresso nel paese per un anno. Tra coloro espulsi c'erano due cittadini albanesi, sollevando preoccupazioni e scatenando reazioni da parte di vari governi e organizzazioni.

Una vettura della polizia statale serba e un agente delle forze speciali sul lato
 Una vettura della polizia statale serba e un agente delle forze speciali sul lato

Mancanza di trasparenza

Il Ministero degli Interni, il Ministero degli Affari Esteri e l'Agenzia per l'Informazione sulla Sicurezza non hanno fornito dettagli specifici sulla natura della presunta "minaccia alla sicurezza" rappresentata dalle persone espulse. La Fondazione Erste, uno dei coorganizzatori del workshop, ha espresso profonda preoccupazione riguardo all'incidente, evidenziando che né loro né l'Università di Economia e Commercio di Vienna, altro coorganizzatore, erano stati informati sui motivi dell'espulsione.

"Questo incidente è estremamente preoccupante," ha dichiarato la Fondazione Erste. "Profondamente rammaricati che i partecipanti ai nostri workshop abbiano dovuto subire un'esperienza del genere e ribadiamo il nostro impegno per la società civile nell'Europa Centrale e Orientale." La fondazione ha anche notato che ha organizzato programmi simili dal 2013, alcuni dei quali sono stati tenuti a Belgrado senza problemi.

Risposta dell'Unione Europea e della regione

L'Unione Europea ha espresso la sua disapprovazione, esortando la Serbia ad aderere ai standards internazionali di diritti umani. Un portavoce della Commissione europea ha dichiarato: "Siamo preoccupati per l'arresto ed espulsione di attivisti pacifici del terzo settore provenienti da stati membri UE e dalla regione dei Balcani occidentali. La società civile svolge un ruolo fondamentale nella costruzione di società democratiche sane. Questi valori sono fondamentali non solo per l'UE ma anche per il futuro della Serbia come paese candidato all'UE."

L'UE ha evidenziato che le misure di sicurezza devono essere conformi sia ai quadri normativi domestici che europei, ammonendo la Serbia contro azioni che limitano le libertà individuali, inclusi quelli di cittadini stranieri.

Azione diplomatica dell'Albania

Il Ministero degli Affari Esteri e Europei dell'Albania ha confermato che due cittadini albanesi, entrambi rappresentanti del terzo settore, erano tra coloro espulsi. Il ministero ha convocato l'ambasciatore serbo a Tirana, Slobodan Vukčević, per esprimere seria preoccupazione riguardo all'incidente.

"Questa azione non è conforme agli sforzi per mantenere buoni rapporti di vicinanza e negativamente impatta sulla libera circolazione dei nostri cittadini," ha dichiarato il ministero. L'Albania ha sollecitato la Serbia a revisionare e riesaminare la decisione di espulsione per prevenire incidenti simili in futuro.

I due partecipanti albanesi, rappresentanti di ONG basate a Tirana, hanno descritto la loro detenzione come improvvisa. Hanno raccontato di essere stati fermati dalla polizia serba mentre tornavano al loro hotel, portati in una stazione di polizia e dati documenti in serbo notificando loro l'espulsione e il divieto di ingresso per un anno.

Reazioni dei paesi confinanti

Croazia ha reagito fortemente, poiché cinque suoi cittadini sono stati espulsi. Le autorità croate hanno inviato una nota di protesta alla Serbia e hanno consigliato ai propri cittadini di evitare di viaggiare lì. Zagabria ha accusato le autorità serbe e i media pro-governativi di mirare studenti, giornalisti e attivisti croati, affermando che stavano organizzando proteste in Serbia.

Ana Kovačić, un partecipante croato, ha descritto di essere stata avvicinata da agenti di polizia in incognito nel suo lobby hotel e portata in una stazione di polizia in un veicolo non contrassegnato. "Hanno detto che erano della polizia estera e ci hanno chiesto di attendere in lobby. Eravamo stati presi tre alla volta nella stazione di polizia di Novi Beograd," ha ricordato.

La Ministra degli Affari Esteri della Romania ha confermato anche che uno dei suoi cittadini era stato espulso, senza spiegazioni fornite dalle autorità serbe.

Condanna da parte della società civile serba

Una coalizione di ONG serbe ha rilasciato una dichiarazione congiunta condannando le espulsioni, descrivendole come "motivate dalla paura, illegali e vergognose". Hanno chiesto al governo serbo di scusarsi e di annullare gli ordini di espulsione.

"Il trattamento codardo e illegale dei colleghi del settore civile provenienti dai paesi vicini è un pericoloso tentativo di rafforzare le narrazioni di agenti stranieri e mercenari, progettato per intimidire i cittadini serbi", si legge nella dichiarazione.

Contesto più ampio

Le espulsioni sono avvenute nel contesto di massicce proteste contro il governo in Serbia, guidate da studenti che hanno bloccato oltre 60 università statali. Funzionari serbi di alto rango, senza fornire prove, hanno accusato queste proteste di essere orchestrate dalle agenzie di intelligence occidentali con l'obiettivo di rovesciare il presidente Aleksandar Vučić. Gli studenti in protesta hanno costantemente negato queste accuse.

Conclusione

Le espulsioni hanno sollevato serie preoccupazioni riguardo all'impegno della Serbia verso i valori democratici e i diritti umani, specialmente mentre cerca di aderire all'UE. L'incidente ha non solo messo sotto tensione le relazioni della Serbia con i paesi vicini, ma ha anche suscitato forti critiche dalla comunità internazionale. Gli osservatori avvertono che azioni che minano la società civile e limitano le libertà potrebbero avere ripercussioni a lungo termine sullo sviluppo democratico della Serbia e sulle sue aspirazioni di integrazione più stretta con l'Europa.

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