Giustizia senza protezione: il giudice Astrit Kalaja ucciso nella Corte d’Appello di Tirana; killer arrestato per una disputa immobiliare

 Il tragico e scioccante assassinio del giudice della Corte d’Appello Astrit Kalaja all’interno della Corte d’Appello di Tirana ha scosso violentemente il sistema giudiziario albanese, suscitando immediatamente un dibattito nazionale sulla pericolosa mancanza di sicurezza nelle aule di tribunale. L’incidente, avvenuto tragicamente nel mezzo di un’udienza del lunedì pomeriggio, ha provocato la morte del giudice presidente e il ferimento di altre due persone coinvolte nel procedimento.

Il giudice Astrit Kalaja nella sua routine quotidiana mentre lascia la Corte d'Appello di Tirana
 Il giudice Astrit Kalaja nella sua routine quotidiana mentre lascia la Corte d’Appello di Tirana
La polizia ha rapidamente identificato e arrestato il presunto autore, Elvis Shkëmbi, un trentenne coinvolto nel processo. Fonti vicine all’indagine, citate anche da A2 CNN, confermano che Shkëmbi, noto anche come Gjon Shkëmbi, è stato catturato all’interno del tribunale poco dopo la sparatoria, senza opporre resistenza.
Ritratto di Elvis Shkëmbi, l'uomo che ha ucciso Astrit Kalaja
Ritratto di Elvis Shkëmbi

L’attacco in aula e le conseguenze immediate

L’attacco è avvenuto mentre il giudice Kalaja stava concludendo un’udienza relativa a una lunga disputa immobiliare—un tipo di causa che in Albania ha spesso generato forti tensioni. Secondo il giornalista Igli Çelmeta, che ha ricostruito i fatti nel programma “Off The Record” di A2 CNN, l’udienza si era svolta senza tensioni apparenti fino al momento della lettura della sentenza. È stato in quell’istante che Elvis Shkëmbi avrebbe estratto un’arma, sparando tre colpi mortali contro il giudice Kalaja. Dopo aver colpito il magistrato, Shkëmbi ha aperto il fuoco anche contro Ervis Kurtaj e Ragip Kurtaj, padre e figlio, parti opposte nella causa. Entrambi sono rimasti feriti e trasportati d’urgenza all’Ospedale del Trauma, ma le loro condizioni non sono considerate gravi. L’aggressore avrebbe poi consegnato l’arma e atteso nel cortile del tribunale fino all’arresto.

La morte del giudice Kalaja, un funzionario deceduto nell’esercizio del suo dovere, è stata definita dalla Corte Speciale contro la Corruzione e il Crimine Organizzato (GJKKO) come un duro colpo per l’intero sistema giudiziario e la società albanese. La GJKKO ha definito l’evento un “campanello d’allarme” sulle carenze generali di sicurezza per i magistrati in Albania, sottolineando che la protezione personale dei giudici—“pilastri del sistema di giustizia”—è un dovere istituzionale imprescindibile per lo stato di diritto.

Una disputa radicata nel caos immobiliare

Sebbene il movente ufficiale sia ancora oggetto di indagine, i primi rapporti e le presunte parole dell’imputato suggeriscono che l’omicidio sia direttamente collegato alla disputa sulla proprietà e alla convinzione dell’uomo di stare per perdere la causa. Un media locale ha riportato che Shkëmbi avrebbe detto alla polizia: “Gli ho sparato perché stavo perdendo il processo. Avevo i documenti in regola.”

La controversia riguardava la proprietà di un edificio a Scutari, un caso complesso durato anni e che ha coinvolto diverse famiglie. Gjok Martini, uno dei membri della famiglia in conflitto con Shkëmbi, ha raccontato nella trasmissione di A2 CNN che la battaglia legale era iniziata nel 2011. Martini ha affermato che 30 famiglie abitavano l’edificio in base a una decisione comunale del 1992, ma poco prima di poter privatizzare le loro case, scoprirono che Elvis Shkëmbi (alias Gjon Shkëmbi) lo aveva già fatto.

Martini ha accusato l’ex sindaco Lorenc Luka di aver emesso documenti falsi a favore di Shkëmbi in cambio di 70.000 euro, sostenendo che quest’ultimo non fosse il legittimo proprietario o erede dell’immobile, originariamente una scuola statale. Ha inoltre dichiarato che la loro famiglia aveva vinto le cause a Scutari proprio per la mancanza di documenti autentici da parte di Shkëmbi, e che il processo in appello rappresentava l’ultimo capitolo di questa lunga battaglia legale.

Fallimenti di sicurezza: un allarme ignorato

Il terribile attacco ha messo in evidenza le gravi carenze nei protocolli di sicurezza all’interno dei tribunali albanesi. Il giornalista Igli Çelmeta ha rivelato che l’assassino è riuscito a entrare nella Corte d’Appello armato perché il metal detector all’ingresso era fuori uso—e lo era da “giorni”, non solo il giorno dell’attacco.

Il giornalista Poli Hoxha, sempre su “Off The Record”, ha denunciato il sistema di sicurezza come “totalmente inadeguato”, affermando che “ogni giorno entrano ed escono persone pericolose dai tribunali”. Hoxha ha ricordato che Shkëmbi aveva già mostrato comportamenti minacciosi legati alla stessa disputa immobiliare, incluso un episodio in cui avrebbe minacciato i residenti di Scutari con un Kalashnikov—un evidente “segnale rosso” che avrebbe dovuto portare a maggiori controlli. Ha definito il malfunzionamento del metal detector come “il culmine dell’incuria” e ha sostenuto che l’omicidio sembrava premeditato, legato all’esito del verdetto.

Appelli per una riforma immediata e profonda

L’assassinio di un giudice nella propria aula è stato condannato unanimemente da tutto lo spettro politico e giudiziario albanese, con numerose figure e istituzioni che chiedono riforme urgenti e strutturali sulla sicurezza.

Questo tragico evento è un duro promemoria delle immense pressioni e dei rischi personali affrontati dai magistrati, soprattutto nei casi di grande interesse pubblico o economico. Il palese fallimento della sicurezza interna—simbolizzato dal metal detector non funzionante—deve essere risolto immediatamente per garantire che i giudici possano operare senza timore per la propria vita. La richiesta della comunità giudiziaria è chiara: lo Stato deve garantire la sicurezza fisica e personale dei propri funzionari come una “linea rossa” non negoziabile.

La perdita scioccante del giudice Astrit Kalaja segnerà per sempre un giorno oscuro nella storia della giustizia albanese, imponendo una riflessione urgente e profonda sugli standard di sicurezza per tutti coloro che servono la legge.

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