Il Belgio cerca accordi per il trasferimento dei detenuti con Albania e Kosovo in mezzo alla crisi di sovraffollamento carcerario
Il Belgio ha avviato una missione diplomatica di alto livello in Albania e Kosovo volta a discutere il trasferimento dei prigionieri stranieri, in particolare di coloro senza residenza legale, come parte di uno sforzo più ampio per alleviare il sovraffollamento nelle carceri belghe e rafforzare la cooperazione nella lotta contro la criminalità organizzata.
Secondo i media belgi, questa iniziativa rappresenta un cambiamento strategico nelle politiche di giustizia e migrazione del Paese, mentre le autorità affrontano la doppia sfida dell’aumento della popolazione carceraria e della complessa questione dei cittadini stranieri condannati secondo la legge belga.
Una visita di tre giorni nei Balcani occidentali
La Ministra della Giustizia, Annelies Verlinden, e la Ministra per l’Asilo e la Migrazione, Anneleen Van Bossuyt, hanno intrapreso una visita di tre giorni in Albania e Kosovo. L’obiettivo principale è valutare la fattibilità di affittare o costruire una struttura carceraria in uno di questi due Paesi, dove il Belgio potrebbe potenzialmente inviare detenuti stranieri, in particolare migranti irregolari.
Secondo il quotidiano DeMorgen, entrambe le ministre terranno incontri con alti funzionari a Tirana e Pristina per negoziare termini che potrebbero consentire il rimpatrio dei cittadini albanesi attualmente detenuti in Belgio. Nel 2025 si contano 307 prigionieri albanesi nelle strutture correttive belghe, di cui 253 senza permesso di soggiorno.
Si riporta che il Belgio intende ottenere accordi bilaterali simili a quello della Danimarca con il Kosovo, dove i detenuti stranieri possono scontare la pena all’estero sotto supervisione locale, mentre il Paese ospitante beneficia economicamente e logisticamente dell’accordo.
Albania e Kosovo: partner strategici nella prevenzione del crimine
Il Belgio considera Albania e Kosovo come partner strategici chiave nella lotta contro la criminalità organizzata, il traffico di droga e le reti di traffico di esseri umani che spesso si estendono in tutta Europa.
L’Albania, in particolare, è stata un partner attivo nelle operazioni congiunte contro il traffico di droga, con il porto di Anversa frequentemente citato come punto focale delle rotte di contrabbando collegate a gruppi criminali albanesi.
Il Kosovo, invece, è descritto dalle autorità belghe come un punto di transito per il traffico di esseri umani e di armi, e compare spesso nei casi giudiziari belgi relativi al riciclaggio di denaro. Rafforzando la cooperazione giudiziaria con entrambi i Paesi, il Belgio spera di affrontare queste problematiche in modo più efficace e di creare un quadro a lungo termine per la collaborazione transfrontaliera delle forze dell’ordine.
Possibili accordi per l’affitto di carceri
Uno degli aspetti più rilevanti di questa missione diplomatica è l’interesse del Belgio nell’affittare strutture carcerarie all’estero — un modello già sperimentato in Europa.
Nel 2021, Danimarca e Kosovo hanno firmato un accordo decennale che consente alla Danimarca di affittare 300 celle carcerarie presso l’Istituto Correzionale di Gjilan, che dovrebbe iniziare a ospitare detenuti danesi entro il 2027. L’accordo, del valore di 200 milioni di euro, garantisce al Kosovo un notevole compenso economico e mira ad alleviare la pressione sulle carceri danesi assicurando che i detenuti continuino a scontare la pena sotto la giurisdizione e gli standard danesi.
Il Belgio sta ora esplorando un modello simile, cercando di esternalizzare parte della sua popolazione carceraria in Albania o Kosovo. Un tale accordo potrebbe aiutare il Belgio a gestire il crescente numero di detenuti stranieri, che attualmente rappresentano una parte considerevole della popolazione carceraria totale, e al contempo ridurre i costi a carico dello Stato belga.
Rafforzare la cooperazione giudiziaria e migratoria
Oltre alle discussioni sulla gestione carceraria, la delegazione belga si concentrerà anche sulla firma di un trattato di assistenza legale con il Kosovo. L’accordo dovrebbe rafforzare la cooperazione strutturale in materia penale, semplificare le procedure di estradizione e migliorare la condivisione di informazioni sulle attività criminali transnazionali.
L’iniziativa riflette l’impegno più ampio del Belgio a migliorare le relazioni bilaterali con i Balcani occidentali, in particolare nei settori del controllo migratorio, della sicurezza delle frontiere e della riforma giudiziaria. Essa sottolinea inoltre il maggiore impegno dell’Unione Europea nel sostenere le riforme della giustizia e gli sforzi anticorruzione nella regione, in linea con la strategia di lungo termine di Bruxelles per stabilizzare e integrare i Balcani occidentali.
Una soluzione controversa ma pragmatica
Sebbene il proposto programma di trasferimento dei detenuti possa sollevare questioni etiche e giuridiche, i sostenitori sostengono che rappresenti una risposta pragmatica a un sistema sotto forte pressione. Le carceri belghe lottano da tempo contro il sovraffollamento e, nonostante le riforme in corso, il governo continua a ricevere critiche sulle condizioni di vita, la carenza di risorse e la gestione dei detenuti stranieri.
Trasferendo i detenuti in strutture all’estero — sotto severi standard internazionali — il Belgio spera di ridurre la pressione interna offrendo al contempo ai Paesi partner benefici economici e una maggiore cooperazione giudiziaria.
Per l’Albania e il Kosovo, l’iniziativa potrebbe portare investimenti finanziari, sviluppo infrastrutturale e legami più stretti con le istituzioni dell’UE, anche se le reazioni pubbliche e politiche in entrambi i Paesi potrebbero variare a seconda di come le proposte verranno presentate e attuate.
La missione del Belgio in Albania e Kosovo segna uno sviluppo significativo nella diplomazia giudiziaria europea, unendo la gestione della migrazione, la riforma carceraria e la cooperazione internazionale in un unico quadro.
Se avrà successo, potrebbe stabilire un nuovo precedente su come gli Stati membri dell’UE gestiscono i detenuti stranieri — attraverso responsabilità condivisa, partenariato economico e integrazione legale transfrontaliera.
Man mano che i negoziati proseguono, gli osservatori seguiranno da vicino se questo modello riuscirà a bilanciare efficienza, diritti umani e diritto internazionale, offrendo al contempo una soluzione sostenibile alla crescente crisi carceraria europea.