Ricordare le vittime italiane dell'oppressione comunista in Albania: La Foiba di Kremenar e l'eccidio della colonna Gamucci

 Il libro di Antonio Magagnino, ex ispettore dei Carabinieri con una lunga carriera al servizio dell'Arma, si inscrive nel contesto del nazi-fascismo e dell'invasione italiana dell'Albania durante la Seconda Guerra Mondiale. Magagnino riporta alla luce fatti oscurati dalla storia ufficiale, concentrandosi sull'orrore inflitto dalle frange partigiane comuniste albanesi, particolarmente verso i prigionieri italiani.

Antonio Magagnino a piedi promuove il suo libro (archivio)
 Antonio Magagnino a piedi mentre promuove il suo libro (archivio)
Attraverso vent'anni di ricerca e testimonianze dirette, Magagnino rivela episodi spietati e terribili, in particolare durante il caos dell'armistizio del settembre 1943. Tra questi, si evidenziano gli eccidi perpetrati contro i militari italiani, tra cui la colonna Gamucci, composta da giovani carabinieri italiani, e l'atroce destino dei prigionieri catturati durante le rappresaglie.

 Copertina del libro "La Foiba di Kremenar e l'eccidio della colonna Gamucci"
Nomi come Enver Hoxa emergono come protagonisti di quest'oscura pagina di storia, insieme ad altri collaboratori, responsabili di terribili crimini contro l'umanità. L'accanimento contro i Carabinieri Reali era motivato dalla percezione di rappresentare l'ordine e la legge dell'occupante italiano, un ostacolo da eliminare per i partigiani albanesi.

L'armistizio causò lo sbandamento delle forze italiane presenti in Albania, dando il via alla caccia spietata contro gli italiani da parte dei partigiani comunisti locali. Molti militari italiani si rifugiarono sulle montagne, dove trovarono accoglienza tra le famiglie locali, rinunciando per sempre al ritorno in patria.

Magagnino mette in luce l'assenza di chiarezza e giustizia sulle atrocità commesse contro i prigionieri italiani, sollevando interrogativi sulle motivazioni di tale oblio da parte delle autorità italiane. Tuttavia, l'autore guarda anche al presente, evidenziando i rapporti fraterni tra Italia e Albania, specialmente nella regione della Puglia, e suggerisce la possibilità di un atto di riconciliazione per commemorare le vittime italiane del conflitto.

Il libro di Magagnino si configura quindi come un atto di pietà e giustizia verso i caduti, un tentativo di riportare alla memoria collettiva fatti spesso dimenticati o ignorati. È un tributo doveroso verso le vittime e le loro famiglie, che hanno vissuto nell'oscurità della non conoscenza per troppo tempo. L'opera di Magagnino si distingue per il suo valore etico e storico, offrendo una nuova prospettiva su un capitolo oscuro della storia italo-albanese.
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